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88 | DEGLI ANNALI |
sero le Fortezze e i viveri a’ Parti; ciò fatto, potesse Vologese mandar ambasciadori a Nerone.
XV. In tanto Peto gittò un ponte sopra ’l fiume Arsania, che innanzi al campo, correva, quasi per andarsene per di là; ma i Parti lo comandaron per segno d’aver vinto, perchè se ne servirono, e i nostri tennero altra via. La fama aggiunse che le legioni furon messe sotto ’l giogo; e altre nostre sciagure, dalli Armeni rappresentate, con l’entrar nel campo prima che i Romani n’uscissero: pigliar le vie di qua è di là; riconoscere, e torsi li schiavi e giumenti presi già; strappar veste e armi; dando i nostri del buon per la pace. Vologese dell’armi e de’ corpi morti rizzò un trofeo per memoria della nostra sconfitta: non si fermò a veder fuggire le nostre legioni per dar fama di modestia quando di superbia era sazio. Passò l’Arsania sopra uno elefante: e la guardia, a forza di cavallo; dicendosi che il ponte era fatto a malizia da cadere caricante; ma gli altri che s’arrischiarono, il trovaron sodo e fidato.
XVI. Certo è, che agli assediati avanzò tanto grano che l’abbruciarono; e, per lo contrario, Corbulone divolgò, che a’ Parti, per mancamento di vettovaglia e guasto di pastore, conveniva levar l’assedio, e non era che tre giornate lontano: e che Peto promise e giurò innanzi alle insegne, presenti i testimoni che vi mandò il Re, che niuno Romano entrerebbe in Armenia sino alla risposta di Nerone se ei accettava la pace. Cose da Corbulone abbellite per più infamia di Peto. E’ ben chiaro che Peto corse più di quaranta miglia in un dì, lasciando per tutto i feriti; e più bruttamente fuggirono che se