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84 DEGLI ANNALI

per ponte l’Eufrate, il cavallo che portava l’insegne consolari, senza cagione che si vedesse, ombrò, diede a dietro e scappò: una bestia per sagrificio legata a certi padiglioni che si piantavano, a mezza l’opera si fuggi, e saltò lo steccato: arsero lanciotti de’soldati; peggior segno, perciocchè il Parto combatte col lanciare.

VIII. Ma Peto nulla stimando, senza aver ben fortificato gli alloggiatamenti del verno, nè proovveduto vettovaglie, corse con l’esercito oltre al monte Tauro, per ripigliare, come diceva, Tigranocerta, e guastare i paesi, che Corbulone non toccò. Prese alcune castella; e n’avrebbe riportato qualche gloria e preda, se l’una con modestia, l’altra con diligenza avesse guardata. Con lontane cavalcate tentò cose impossibili, guastò i viveri guadagnatì: e già venutone il verno, ripose l’esercito, e scrisse a Cesare, come se avesse vinta la guerra, parole gonfie, vote d’effetti.

IX. Corbulone intanto si tenne con più guardie nella sua sempre stimata riva dell’Eufrate; E perchè i cavalli nimici, che già in quelle pianure svolazzavano con gran mostra, non impedissero il farvi ponte, mise nel fiume grosse navi mentenate con travi, e sopravi torre; onde i mangani e balestre disordinavano i Barbari, sputàndo sassi, è lanciotti più lontano che non arrivavano le frecce contrarie. Il ponte si fece e si passò: gli aiuti presero le colline; le legioni vi presero il campo, con tanta prestezza e mostra di forze, che i Parti sbigóttiti della Sòria, voltarono ogni speranza all’Armenia.

X. Peto i soprastanti mali ignorando, aveva la legion quinta lontana in Ponto, e l’altre snervate di soldati, dando licenze a chi voleva. Udito che