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LIBRO DECIMOSESTO | 83 |
mano a chieder l’Armenia e fermar una pace: a Monese fece lasciare Tigranocerta, e indietro tornossi.
VI. Magnificavano molti queste cose, come ayvenute per concordia del Re e bravura di Corbulone; altri comentavano, essersi intesi tra loro che senza guerra Vologese partisse, e Tigrane appresso uscisse d’Armenia; „altramente, perchè levar l’esercito romano dai Tigranocerti? abbandonar nella pace, il difeso con guerra? Forse svenarsi con più agio nel confine di Cappadocia in capanne alla peggio, che nella sedia del dianzi tenuto regno? La guerra si è differita, perchè Vologese avesse appetto altri che Corbulone; ned ei mettesse a zara la sua gloria in tanti anni acquistata: „perchè egli aveva chiesto, come dissi, un Generale proprio per l’Armenia, e udivasi che veniva Cesennio Peto; il quale arrivato, si divisero le forze: la legion quarta, la dodicesima, e la quinta, tratta nuovamente di Mesia, e gli aiuti di Ponto, de’ Galati e Cappadoci, ubbidissero a Peto: e la terza, sesta e decima, e di Soria i soldati di prima, rimanessero a Corbulone; l’altre genti le si spartissero, o prestassero secondo i bisogni. Ma Corbulone non pativa compagno: e Peto, che si doveva gloriare d’esser secondo, sfatava le cose fatte, senza sangue, senza preda: sforzate città in nome metterebbe bene egli tributi e leggi a’ vinti, e romano giogo, levato via quell’ombra di re.
VII. Gli ambasciadori, che io dissi mandati da Vologese al principe, tornarono allora senza conclusione; onde i Parti ruppero la guerra; e Peto l’accettò: e con due legioni, rette allora la quarta da Funisolano Vettoniano, e la dodicesima da Calavio Sabino, entra in Armenia con tristi auguri. Passando