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82 DEGLI ANNALI

l’altre legioni avanti alla riva dell’Eufrate; raguna gente della provincia; piglia e chiude i passi al nimico; e perchè quel paese patisce d’acqua, mette guardie alle fonti, e con la rena ricuopre i rivi.

IV. Mentre che Corbulone tali cose ordina alla difesa della Sorìa, Monese marciò, a corsa, per giugnere alla sprovvista, e non riuscì; avendo già Tigrane preso Tigranocerta, città forte di popolo e di mura, cinte parte dal fiume Niceforio, assai largo, il festo da alto fosso. Fornita era di soldati, e vettovaglie: nel portarvele, alcuni troppo arrischiatisi, presi da’ nimici, accesero nelli altri, piuttosto ira che paura. Ma il Parto, che nell’assedio dappresso niente vale, con poche frecce, non fece al nimico paura, e perdè tempo. Gli Adiabèni, che cominciaro a piantar scale e ordigni, furon tosto gittati giù, e da’ nostri, usciti fuori, uccisi.

V. Tuttavia Corbulone, le fortune sue moderando, mandò a Vologese a dolersi della forza usata alla provincia, che un Re, confederato e amico, assediasse i Romani; se ne levasse tostanamente, o l’aspettasse come nimico. Casperio Centurione espose l’ambasciata ferocemente al Re trovato in Nisibi, trentasette miglia discosto a Tigranocerta. Vologese s’era molto prima risoluto di non la voler coi Romani, e le cose ora non gli andavano bene; l’assedio vano: Tigrane con sua gente sicuro; gli assalitori fuggiti; messe legioni in Armenia; altre pronte a entrar rovinose in Sorìa; la sua cavalleria esser debole per la fame, avendo infinità di grilli divorato ogni verzura. Celando adunque la paura, e mostrandosi agevole, rispose, che manderebbe ambasciadori all’imperador ro-