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LIBRO DECIMOQUARTO | 75 |
Fu nondimeno rìmossa, sotto spezie di civile divorzio: e fattole mal uriosi doni della casa di Burro e beni di Plauto; indi confinata in Terra di Lavoro con guardia. Gran compianto e non celato, ne fece il popolo ignorante, e per poco aver che perdere più sicuro. Per questo Nerone, e non punto per rimorso di coscienza, richiamò la moglie Ottavia.
LXI. Salgono in Campidoglio allegri; ringraziano gli Iddìi. Abbattono le statue di Poppea; in su le spalle portano quelle d’Ottavia: spargonvi fiori; pongonle nel Foso e ne’ tempj; lodano il principe; lo benedicono ch’e’ la ripiglia; e già pieno aveano il palagio di moltitudine e di grida, quando più mani di soldati a suon di bastoni, e voltate le punte, gli sbaragliarono oltre via, e rivoltossi ogni cosa: e l’onore perduto per la sedizione ritornò tutta a Poppea; la quale sempre velenosa per odio, e all’ora per paura di più furia di popolo, o che il tanto fervore di esso non rimutasse Nerone, gittataglisi alle ginocchia disse: „Non trattarsi più (a tale esse ridotta) del suo matrimonio, benchè più a lei caro che la sua vita; ma della stessa vita, messa all’estremo da’ criati e schiavi d’Ottavia, che fattisi chiamar plebe, ardivano nella pace quello che in guerra non si farebbe. Contro al principe essersi quell’armi prese; mancatovi solo un capo, che nel garbuglio si troverebbe agevolmente, uscita che fusse di Campagna, e in Roma entrata, colei che fuore a cenni solleva il popolo. Quanto a sè, che peccato avere? chi offeso? Voler forse il popolo romano, in voce di vera progenie, che essa era per dare alla casa de’ Cesari, mettere nell’imperiale altezza la razza d’uno Egizio oriisolatore? E, per conchiudere, chiamasse, se era