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74 | DEGLI ANNALI |
non tentar cosa sì dubbia, o per amor della moglie e figliuoli; verso i quali sperava il principe più dolce, niente irritandolo. Alcuni vogliono che il suocero gli mandasse altri avvisi, che non vi era pericolo; e che due filosofi, Cerano greco, e Mursonio toscano, il persuasero ad aspettar anzi la morte con forte animo, che vivere con pericoli e spaventi: Certo è che ei fu trovato ignudo di mezzo dì a fare esercizio. In tale stato il Centurione l’uccise, presente Pelagone eunuco, da Nerone dato, quasi sopraccapo regio, al Centurione e a’ soldati. Quando il principe vide la testa portatagli, disse queste parole: „Orsù, Nerone, che non solleciti tu le nozze di Poppea, ora che que’ terribili che le allungavano non ci son più, e leviti dinanzi Ottavia, se bene modesta, noiosa per quel padre, e per tanto amore del popolo?„ Al senato scrisse, senza confessare l’uccisione di Silla e Plauto, che ambi erano scandalosi, e la salute della Repubblica gli stàva in sul cuore. Per questo conto furon ordinate pricissioni; e Silla e Plauto rasi del senato, con più scherno che danno.
LX. Avuto dunque questo bel decreto del senato, e veduto che le somme sceleritadi passavano per fatte egregi, ne rimanda Ottavia, dicendola sterile, e sposa Poppea. Questa comandatrice di Nerone; lungo tempo concubina, e or moglie, forzò un ministro d’Ottavia a querelarla di tirarsi addosso uno schiavo detto Eucero Alessandrino, sonator di flauti. Le damigelle furon messe a’ tormenti per dire il falso; alcune lo dissero; le più mantennero, la lor padrona esser santa: e una, serrandola Tigellino, gli disse: „Più casta ha la natura Ottavia, che tu la bocca.„