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66 DEGLI ANNALI

guardie, aprir la camera, portar il lume, ammazzarlo che niuno sentisse? Antiveggon bene gli schiavi i ma’ pensieri per molti indizj; scoprendoceli noi potrem vivere soli tra molti, sicuri tra i mal contenti, e (morir bisognando) vendicati tra i traditori. Sospetta ai nostri antichi fu la natura degli schiavi, quando anco nascevano con l’affezione ai padroni nell’istesse case o ville; oggi che ne abbiamo in famiglia le nazioni intere, di leggi e religioni strane o nulle, non frenereste tal feccia d’uomini sè non con la paura. Morranno degl’innocenti. A che quando d’uno esercito vigliacco si trae per sorte de’ dieci l’uno a morir di bastone, n’escono de’ valenti. Ogni grande esempio ha qualche po’ dell’iniquo contro qualcuno, ma è contrappesato dall’util pubblico„.

XLV. Al parer di Cassio niuno ardì contraddir solo; ma uscì un tuono di voci moventi a pietà; del numero, dell’età, del sesso, e la maggior parte, senza dubbio, innocenti. Vinse nondimeno la patte che voleva il supplizio; ma non poteva esser ubbidita per lo popolo ragunato, che minacciava sassi e fuoco. Cesare lo sgridò per bando; e pose soldati per tutta la via, per la quale andaro a morire i cattivi. Cingonio Varrone voleva che anche i liberti, trovatisi in quella casa, si cacciasser d’Italia: al prìncipe non piacque con la severitate accrescer la rigidezza antica, cui non aveva ammollita la misericordia.

XLVI. in quest’anno fu condannato Tarquizio Prisco di rapacità, a stanza de’ Bitini, con gran piacere de’ Padri, che si ricordavano che egli accusò Statilio Tauro suo viceconsolo. Per le Gallie fecero il catasto Q. Volusio e Sesto Affricano, e Trebellio Mas-