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LIBRO DECIMOQUARTO 57

legione, tre compagnie di aiuti e due bande di cavalli; e, per sicurezza del nuovo regno, fu ordinato che parte dell’Armenia ubbidisse a Trascipoli, Aristobolo e Antioco, secondo che con loro confinava; e Corbulone se n’andò in Soria, datagli in governo per la morte di Vinidio.

XXVII. In quell’anno Laodicea, grossa città dell’Asia, rovinò per tremuoti, e si rifece col suo, senza nostro aiuto. In Italia Pozzuolo, terra antica, fu rifatta colonia, e da Nerone rinomata. A Taranto e Anzio assegnati soldati vecchi; ma non però le popolarono, tornandosene molti nelle province dove avevano militato: gli altri, non usati a maritaggi e allevar fìgliuoli, spegnevano lor famiglie; perchè non si rifornivano a legioni intere co’ lor Tribuni, Centurioni, e ordini, come già, per fare unita e caritatevole comunanza, ma alla spicciolata, di compagnie vane, senza Capo, senza conoscersi nè amarsi, quasi d’un alto mondo raccogliticcia moltitudine, anzi che colonia.

XXVIII. La creazione de’ Pretori al senato toccava; ma per la ressa de’ chieditori il principe ne contentò tre che passavano il numero, facendoli Capi di tre legioni. Un altro onor fece a’ Padri, che chi da privato giudice appellasse al senato (a che non era pena), soggiacesse, perdendo, a quella di chi appella all’Imperadore. Nel fine dell’anno, Vibio Secondo cavaliere, accusato da’ Mori di governo iniquo, fu cacciato d’Italia per minor pena, per favori ’di Vibio Crispo suo fratello.

XXIX. Nel consolato di Cesonio Peto e Petronio Turpiliano, s’ebbe grande sconfitta in Britannia, ove Avito Legato non aveva fatto altro che mantenere