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56 DEGLI ANNALI

vato poco fuori del suo padiglione con arme; e confessò per tormenti l’ordine del suo tradimento, e i compagni, e quelli che, come amici, lo conducevano, che furon convinti e puniti. Vennero poco a presso ambasciadori da Tigranocerta, che gli apriva le porte, e il popolo era pronto a ubbidire; e presentarongli una corona d’oro, quasi a buono ospite: ei l’accettò con paròle onorate: alla città nulla mutò, perch’e’ servissono più volentieri.

XXV. Ma la fortezza fu difesa da fiera gioventù per lo Re, innanzi alle mura, e poi dentro a’ ripari; finalmente cede alla forza. Succedevano queste cose più agevolmente, per essere i Parti impacciati nella guerra con gli Ircani, che avevano mandato al principe romano a chieder lega; vantandosi, per segno d’amicizia, di tener Vologese impedito. Al ritorno loro, Corbulone, acciò non fussero, passato l’Eufrate, presi dalle guardie de’ nimici, li fece bene accompagnati condurre al mar Rosso, per lo quale, sfuggiti li paesi dei Parti, a casa se ne tornarono.

XXVI. Sforzò ancora Tiridate, che avuto il passo per la Media, entrava nell’ultima Armenia, mandatovi Verulano Legato con gli aiuti, e corsovi esso con le legioni, a ritirarsi e torsi giù dall’impresa; e mettendo a ferro e fuoco qualunqne aveva veduto pigliarla per lo Re, s’impadroniva dell’Armenia, quando vi comparì Tigrane, eletto Re da Nerone, de’ nobili di Cappadocia, nipote del Re Archelao; ma per lo essere tanto stato in Roma ostaggio, pusillanime come schiavo. Nè l’accettarono tutti, durando in alcuni l’amore agli Arsacidi. Ma i più odiando la superbia de’ Parti, volevano anzi Re dato dai Romani. Gli fu dato per guardia mille soldati di