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54 DEGLI ANNALI

mo avanzato grossa spesa, non avendosi ogn’anno a rifare: e se la repubblica stessa spende nei giuochi, non impoveriranno quei di magistrato, nè avrà il popolo cagione di chieder loro le feste alla greca. I riportati doni di belle dicerie e versi, aguzzerieno gl’ingegni; e volentieri i giudicatori ascolterieno gli studi onesti e passatempi conceduti. Per rallegramento, non per lascivia, concedersi in cinque anni poche notti, ove tra tanti lumi, che disonestà potersi fare?„ Veramente la festa passò senza notevole disonestà o risse di plebe parteggiante, perchè i giocolari, benchè renduti alle scene, non entravano ne’ sacri ludi. Il vanto del più bello parladore niuno riportò, ma fu dato a Cesare e gli abiti greci, cominciati a vedersi in quei giorni, si riposero.

XXII. Apparì allora una cometa, che il volgo crede significar mutamento di principi; onde, come Nerone fosse cacciato, si ragionava dello scambio. Celebrava ognuno Rubellio Plauto, che era di casa Giulia per madre; osservava i costumi antichi; vestiva modesto; vivea onesto e ritirato; e quanto più per paura nascondeva sue qualità, più se ne diceva. Accrebbe il romore un segno vano altresì d’una folgore, la quale, mangiando Nerone a Tivoli all’Acque Simbruine, luogo detto a Sollago, mandò la mensa e le vivande sossopra; e perchè Plauto traeva sua origine quindi, si credeva che gl’Iddii il volessero; e favorivanlo molti per lo avido e fallace aspirare alle novità, perigliose. Nerone, da tali cose commosso, scrisse a Plauto, che per fuggire scandoli del popolaccio, che a torto lo caricava, si cansasse in Asia a godervi ne’ suoi beni antichi, in pace e sicuro, la sua gioventù. E così fece, con la moglie