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48 | DEGLI ANNALI |
tezza, fatta che ei l’ebbe. Stette lo rimagnente di quella notte affisato e mutolo: spesso si rizzava spaventato, e sbalordito aspettava con la luce del giorno la sua rovina. I primi a rincorarlo furon certi Centurioni e Tribuni, mandatigli da Burro a baciargli la mano, e rallegrarsi che ei fusse scampato dal tradimento non mai aspettato di sua madre. Corsero poi gli amici a’ tempj, e dietro a loro le vicine città di Terra dì Lavoro mostraron con sagrificj e ambascerie allegrezza. Esso al contrario si faceva mesto, e quasi dolente del proprio scampo, e piagneva la madre sua; e perchè i luoghi non si metton la maschera come gli uomini, non poteva veder quel mare, quei siti; e alcuni credevano uscir suoni di trombe dai colli vicini, e pianti dalla sepoltura della madre. Se n’andò a Napoli, e scrisse al senato.
XI. „Essersi trovato con l’arme Agerino, liberto principale d’Agrippina, mandato a ucciderlo; lei sè stessa per rimorso di coscienza punitasi per la scelleratezza ordinata. Aggiunse peccati vecchi: „sperato farseli compagna, giurarsele ubbidienza dai pretoriani: dal senato e dal popolo il medesimo vitupero: fallitole ogni disegno, aver tempestato lui a levar a’soldati i donativi, alla plebe le mance; rovinare i Grandi, nimicarsi ognuno. Quanta fatica essere stata a tenerla di non entrar in senato, non risponder alli ambasciadori?„ Per fianco biasimò i tempi di Claudio, ogni male apponendo alla madre, estinta (diceva egli) per ventura pubblica; contando quel naufragio come egli andò: e chi sarebbe stato sì tondo che l’avesse creduto a caso? o che una donna ripescata mandasse con l’arme un solo a romper le guardie e l’armate dell’Imperadore? Levavansi