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LIBRO DECIMOQUARTO | 45 |
tito e della madre tornata in grazia; quando, fatto cenno, il tetto in quella parte caricato di piombo rovinò e schiacciò Crepereio. Agrippina e Àceronia si salvarono sotto i fianchi del getto, che alti e riusciti gagliardi, ressero al peso. La nave non si finiva di aprire, essendo sossopra ognuno, e quei che l’ordine non sapevano impedivano gli altri. Volevano i rematori mandar la nave alla banda e sommergerla, ma non furon d’accordo subito: e gli altri col far forza in contrario, fur cagione che la caduta in mare fu più dolce. Aceronia, che giuocando a rovescio, gridava, sè esser Agrippina, aiutassesi la madre del principe, con bastoni e remi, e ciocchè venne alle mani fu morta. Agrippina cheta, però men conosciuta, pur fu ferita in una spalla. Notando s’avvenne a un battello, e fu portata al lago Lucrino in villa sua.
VI. Ivi riandava, che perciò era stata invitata da quella lettera traditora, più del solito onorata; la nave a proda, non per vento ne scoglio di sopra, come terrestre macchina, esser caduta: Aceronia essere stata uccisa, lei ferita; e altro rimedio a questi lacci non vedendo che infingersi di non li conoscere, mandò a dire al figliuolo per Agerino suo liberto, che per grazia degl’Iddìi e fortuna, di lui, era scampata di gran pericolo. Non venisse per questo travaglio per allora a vederla; si volea riposare; e mostrandosi tutta sicura, attese a medicar la ferita e ristorarsi. Fece trovar il testamento d’Àceronia, e suggellar le sue robe: ciò solo senza fingere.
VII. Nerone, che novelle aspettava dello affondamento, l’ebbe dello scampo con poca ferita, e che il caso era passato in guisa che l’autore era