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dei prigioni le torme ; assedi di città e castelli ; eccidj di case; incendio del tempio; fiumi, sovr’aride, non su verdi campagne, correnti; in ciascuna d’ esse vedeansi i Duci de’ Giudei nel proprio abito che furon presi ; portaronsi anco più navi. Venian poi del tempio le spoglie, tra le quali la mensa e ’l candelabro d’ oro ; da sezzo la legge. In lunga serie seguiano delle vittorie i titoli, poi i carri trionfali di Vespasiano e Tito, e presso loro a cavallo Domiziano Console. Pe’ teatri girò la pompa a soddisfar la plebe a torrenti affoltata. D’ ivi passò e fermossi al Campidoglio; ove il General Simone, con corda tratto pel clivo, ch’ è a cavalier del Foro, e con verghe frustato, è ucciso. Così espiata l’enormità, acclamati i vincitori, scannate le vittime, in seno a Giove Capitolino deposer gl’ lmperadori la laurea, ricusato il nome della vittoria. Tra ’l pubblico plauso si resero a palazzo, e’l resto del dì passò, in festa e bagordi, Roma.
LII. Dato qui posa a guerre, si chiuse Giano. Un monumento a lasciar di pace, qual da divo Augusto in poi non era più stata; della Pace il Tempio, opra la maggiore e più bella di Roma, erse Vespasiano: e tra gli altri arredi, le ricchezze, e’ vasi vi dedicò del distrutto tempio; la legge e’ veli in palazzo. Cosi soddisfatto a religione, si mise cura a riformar il costume, d’unanime voto del Principe e di Tito ; più Roma stessa alla soma de’ vizj non reggendo.
FINE DEL SECONDO ED ULTIMO VOLUME E DELLE STORIE.