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Tito, che mtimò morte a reo di tanta sceleranza. I rimasti poi in città nulla brigavansi di salvezza. Sol ne'Duci regnava furore; Giovanni, tutto a spogliar il tempio ; Simone a destrurre i suoi, sì a slascio, che sciogliendo ' anco i Romani l'assedio finia Gerosolima pel hrutal odio de'figli.

XXXIf. Stanco di soffrire, temente di peggio, il Prefetto della torre Antonia a nome Giuda, con dicci de' più fidi, trattò di tradigione; iva già Tito a occupar la torre, quando Simone, scoperto il disegno, sorprese i traditori, e scannatili su gli occhi de' Romani, squartolli, e li gittò a' corbi. Ma al tradimento supplì fortuna e virtù pe'Romani; chè all'appressar le macchine, la parte di muro da Giovanni, com'additai, minata, repente diè giù. Di qua s'entrò; ma altro muro sorgea, da Giovanni eretto, per diffidenza del primo caso. Sabino dal periglio e dalla gloria incoraggito, sceltisi altri undici, fra tempesta di dardi e sassi, guadagna il muro. Coraggio , che sì i Giudei sbalordì, che si ruppero in fuga. Ma urtando col piè in un sasso, stramazzò a gran fracasso dell' armi ; gli son sopra i Giudei volti in dietro: ei sul ginocchio riparasi bravamente collo scudo, ferisce chi s'accosta, sin che da frecce d' ogni parte crivellato, spirò, con tre che seco eran usciti sul muro ; gli altri mal conci si resero a stento a quartiere. L' esempio di valore i Romani accese : e il sesto dì dell' assalto , fu presa la torre Antonia y che spianar fe' Tito, e tastar di nuovo i Giudei se volesser rendersi ; promettendo non toccar il tempio, c servar in venerazione un luogo, ove non potrebbero i Romani por piede.

XXXIII. Per incalliti a' mali più non v'era sano