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tiravan le poppe ; prima cheti per far l'inganno, poi di grida rintronavano il cielo, per atterrire. Svegliati i Romani a suon di ferite, cercano dell' armi : corrono per le vie ; pochi in corazza ; molti spada e cappa. Il Capitano sonnacchioso e mezzo ignudo, si salvò per errore de' nimici, che presero la capitana col grande stendale, credendo lui essere. Ma Ceriale quella notte era giaciuto ( così si crede ) con Claudia Sacrata Ubiese. Le guardie scusavano loro cattìvitade con vergogna del Capitano, quasi avesse imposto silenzio per non esser desto ; perciò, tralasciati i cenni e le voci, anch' essi essersi addormentati. A dì alto, i nimici se n' andaro per la Luppia con le prese navi 5 facendo della capitana offerta a Velleda.
XXIII. Civile s' invanì di far anch' egli mostra di sue navi : armò quante barche vi erano a un remo o due : provide forza di battelli, armamento per trenta o quaranta fuste: le barchette prese ; vele fatte di sopravveste scriziate di bei colori, a veder vaghe. Per luogo scelse quella largura come un mare, ove il Reno con la Mosa in corpo si tuffa nell' Oceano. Ordinò quest' armata, oltre alla vanità naturale di quella gente, per impedir con tale spauracchio le vettovaglie che venieno di Gallia. Ceriale più tosto maravigliandosi che temendone, mise in battaglia la suaminore di numero, ma di remeggio, governo e grandezza di navi, superiore. Venute ad incontrarsi questa a seconda, quella a vela, si fiutarono co'primi tiri, e Civile non ardì altro, e ritirossi oltre Reno. Ceriale saccheggiò e guastò l'isola de' Batavi, e salvò (con arte nota de'Capitani) i beni di Civile. Il fiume uello scorcio dell' autunno d'assai piogge ingrossato, coperse