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me in sul suolo, regge: e chi non vi sa notare, come chi sa. A certa stagione dell’ anno sputa il bitume, liquor nero, che si raccoglie con aite, insegnala , come l’altre, da sper ienza. Spruzzandovi aceto sopra, si rappiglia, e per lo lago nuota. Con mano ne tirano in su la nave un capo , che vi corre poi da sè, e non ferma , se noi tagliano quando è ca* rica ; nè ferro, nè rame il taglia : fugge il sangue e panno mestruato. Così scrivono gli antichi; ma i pratichi del paese dicono, che il notante grassume con mano tirano in terra ; dal cui vapore e forza del Sole seccato, lo spezzano con accette o coni, come legni o sassi.
VII. Non lungi è pianura, dicono, già fertile e da grosse città popolata, poi per saette arsa : vedersene i vestigi : e la terra apparente riarsa aver perduto l’umore fruttificante; perciocchè, se nulla vi nasce è si semina, viene erba o sino al fiore; o vizzo, e come cenere, quel che pure si conducesse. Come io credo che fuoco da cielo ardesse queste città, così stimo che il puzzo del lago infetti la terra e l’ aria d’intorno ; e le biade e pomi d’ammorbata terra e aria ingenerati, marciscano. Nel mare della Giudea scende il fiume Belo, nella cui foce si cava rena , che mescolata con salnitro, si fonde in vetro: il greto è piccolo , la cava infinita.
Vili. Gran parte della Giudea consiste in borgora ; hanno qualche terra. Capo della gente è Gerosolima, con tre cerchi di mura; dopo il primo è il palagio; nel più intimo è un tempio di ricchezza infinita, a cui s’accostano solo i Giudei : alle porte v’entrano solo i sacerdoti. Mentre l’Oriente fu degli Assii), Persi e Medi , i Giudei furono i più vili fra tutti i Suddetti ;