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fama che i principali Galli mandati da Otone contro a Vitellio, innanzi al partire restasser d' accordo di non mancare alla libertà, se 'l popol romano rovinasse per le continue guerre civili e malori interni.
LV. Vivente Ordeonio Flacco, non appan segno di congiura; morto lui, tra Civile e Classico, Capitano d' Una banda di cavalli dei Treviri, passaro ambasciate. Classico, di nobiltà e i'icchezza era il pritoo: nato di sangue reale e d'uomini chiari in pace e guerra; per li quali st vantava d'esser nimico più tosto che compagno del popol romano. Mescolaronsi seco Giulio Tutore treviro, posto da Vitellio a guardar la ripa del Reno, e Giulio Sabino lingone ch« tra l' altre sue vanità si vantava di sua bastardigia, e dell' aver la bisavola sua soddisfatto della persona a Giulio Cesare guerreggiante in Gallia. Questi secretamente tentaron degli altri: e fatti complici i più a proposito, ragunati in Colonia Agrippina in Casa privata, perchè il popolo abborriva cOtali imprese , trovandovisi nondimeno certi Ubj e Tungri 5 ma il forte, Treviri e Lingoni, non ebber pazienza a discorrere: ognuno grida: » il popol romano essei* cacciato dalle furie delle lor discordie; tagliate a pezzi le legioni: guasta l' Italia;' Roma presa più che già mai; tutti gli eserciti- impacclati in proprie guerre. Chiudendo i passi dell' Alpi e acquistata la libertà, le Gallie porrebbono il termine di lor potenza a modo loro ».
LVI. Ognuno approvò il detto ; ma del rimanente dell' esercito Vitelliano dubitavano, che dover farsi. Molti consigliavano ammazzargli, come scandolosi, felloni, ucciditori dei lor Capitani. Vinse, che si perdonasse, meglio