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ghignava: amici accorsi li rimisero a' lor luoghi. Quel giorno fu consumato in gran batoste e pertinaci oclj ; tenendo i più e migliori, da una parte, e pochi e potenti dall' altra.
XLIV. L' altro dì di Senato , cominciando Cesare a dire che si lasciasse il dolore e le collore, nate per necessità de' tempi, Muciano con lunghe parole la prese per li accusatori, e avverti dolcemente coloro , che le abbandonate accuse contro a loro ripigliavano e quasi pregò a lasciarle. Così i Padri, poichè fu dato loro sulle mani , lasciaron la presa libertà. Muciano , perchè non paresse il giudicio del Senato sprezzato , e tutte le cose bruite fatte sotto Nerone, approvate, rimandò al confluo due Sonatori, che l'avevan rotto. Ottavio Sagilta, per aver ammazzata per martello d'amore Ponzia Postumia giaciutasi seco e non volutolo per marito, e Antistio Sosiano, per sua natura pessima, rovina di molti : il Senato per grave decreto li cacciò via e rificcò nelle medesime isole, benchè altri russero ben tornati. Nè questo smorzò l'odio contro a Muciano, perchè Sosiano e Sagitla, benchè bissero stati rimessi, non eran da esser temuti ; la paura era delli accusatori diabolici , ricchi, esercitati e possenti al nuocere.
XLV. Addolcì un poco i Padri il lasciarli cognoscere una causa secondo il costume antico. Manlio Patruito Senatore si querelò d'essere stato nella Colonia sanese dal popolo d'ordine del magistrato, rifrustato di pugna : e per giunta, fattoli intorno cerchio , e piagnistèo da morto , con vituperj che toccavano tutto il Senato. Udite le parti e cognosciuta la causa , furon condannati i colpevoli : e per partito del Senato ammonita la plebe sanese ad aver più