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38 | DEGLI ANNALI |
che Cesare, in altro occupato, li udisse, furono fra l’altre cose che si mostrano a’ Barbari, messi nel teatro di Pompeo a vedere lo gran popolo; ove standosi, senza gustar il giuoco, perchè non lo intendevano, domandano degli spettatori, delle differenze degli ordini, qua’ fossero i cavalieri, ove il senato: venne lor veduto certi vestiti da forestieri sedere tra i senatori; e domandaro chi e’ fussero; udito che tale onore si faceva agli ambasciadori delle nazioni più valorose e più amiche a’ Romani, alzano la voce: niuno mortale, nè in armi, nè in fede, avanzare i germani; e vanno, e si pongono tra i Padri. Applauderono ì riguardanti, quasi fosse delle lor furie buona gelosia. Nerone gli fece ambi cittadini romani, e comandò che i Frisj si levassono di quei terreni. Non voleano ubbidire; mandaronsi cavalli forestieri a forzarli, uccisi o presi i più pertinaci
LV. Oecuparonli gli Ansibarj, gente più poderosa, e per la sua moltitudine, e per misericordia de’ vicini; essendo cacciati da’Cauci di casa loro, senza nidio, e chiedendo qualche sicuro esilio. Era tra loro un detto Boiocalo, di gran nome, a noi fedele, che diceva nella ribellione de’ Cherusci essere stato prigione d’Arminio, poi soldato di Tiberio e di Germanico, e divoto nostro cinquant’anni; di più ci offeriva quella gente per ligia: „Quanta parte di quei piani (diceva egli) servirà per pasture de’ cavalli e carnaggi per li nostri soldati? Lasciassimovi tra le bestie sfamare anche que’ poverelli; se già non gli volessimo anzi saivatichi e deserti, che colti da’ popoli amici. Già essere stali de’ Camani, poi de’ Tubanti, indi degli Uspii. Il cielo esser fatto per gli Iddii, la terra per gli uomini, la vota essere di chi