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XXVIIT. Ma Civile ogni dì avanzandosi per grandissimi aiuti che gli piovevano da tutta Germania y stabilita la lega con nobilissimi sfatichi, comandò ad ogni vicino dare il guasto alli Ubj e Treveri , e parte passar la Mosa per intenebrare li Menapi e'Morini , e' confini della Gallia. Furon fatte prede per tutto : nelli Ubj crudelissime , per chiamarsi Agrippinensi , essendo Germani, e rinnegar la patria per lo nome romano. Tagliarono a pezzi lor genti nel borgo di Marcoduro , alloggiate con poca cura , per esser discosto alla riva. Nè si stettero essi Ubj di non predar la Germania : prima a man salva, poi furon colti in mezzo: ed ebbero in tutta questa guerra più fede che fortuna. Battuti gli Ubj, Civile, diventato maggiore, e per li successi più fiero, strigneva l'assedio delle legioni cinte di più guardie, perchè avviso non penetrasse del vegnente soccorso. Lascia la cura degl' ingegni e lavorii a'Batavi; a quelli d'oltre Reno, chiedenti l' assalto, commette, che vadino a rompere le trincee' e essendo ributtati , comanda che ritornino, essendovi gente troppa e vile il danno: la notte non fermò la fatica.

XXIX. Portanvi legne intorno e l'accendono : levansi da mangiare -, e secondo ch'eran caldi dal vino, corrono a combattere all' impazzata ; tirando a vanvera nel buio, e i Romani a mira nell' oste allumato: e scoprendosi alcuno apparente per addobbamento o per ardire, te l' imberciavano. Civile sen' accorse , e fece spegnere i fuochi, e Ogni cosa confondere d'armi e di tenebre. Quivi pazzi strepiti , strani casi : non. si sapeva dove ferire nè come riparare: alle grida si correva o frecciava : non valeva virtù , ma turbava tutto fortuna] cadevano spesso di fortissimi per mani