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della cosa , la rimetteva al Principe. Elvidio disse che la determinasse il Senato. Domandando i Consoli dei pareri; Volcazio Tertulliuo Tribuno della plebe oppose , che di tanta cosa non si deliberasse in assenza del Principe. Elvidio ancora propose che Campidoglio si rifacesse del pubblico , e Vespasiano porgesse aiuto. Questo parere fu dai più modesti con silenzio passato; poscia dimenticato e fuvvi chi lo ricordò.

X. Allora Musonio Rufo si levò contro a P. Celere, accusandolo di falsa testimonianza contro a Barea Sorano. Questa causa pareva che rinovasse l'odio delle passate accuse ; ma il reo vile e nocente, non poteva esser difeso perchè la memoria di Barea era santa; e Celere che si spacciava per filosofo, gli testimoniò contro, traditore, violatore dell'amico, di cui si predicava maestro. La causa fu rimessa al primo dì, aspettandosi che non più Musonio e Publio, che Prisco e Marcello e gli altri mossi a vendetta , venissero in campo.

XI. Essendo le cose in tale stato , i Padri mal d' accordo , i vinti arrabbiati , i vincitori senz' autorità : non leggi, non principe , in Roma ; v' entrò Muciano , e tirò in sè ogni cosa subitamente. Abbassò la potenza d'Antonio e di Varo , per cruccio contro di loro mal coperto, quantunque se ne sforzasse nel volto. E la città, fine degli umori ripescatrice , a lui si voltò e gittò. Egli solo era il bramato, il corteggiato; e si aiutava con andar con seguito d'armati; con l'andatura; mutar palagi e giardini ; tener arredo , sentinelle ; ogni cosa da Principe , dal nome in fuori ; e ognuno atterrì con la morte di Calpurnio Galeriano. Quèsti fu figliuolo di C. Pisone :