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prima con minacce e belle dicerie di qua e di là ; poi , perchè Galba non si lasciava intendere e molti Senatori ne 'l pregavano, Prisco se ne tolse giù, chi diceva per moderanza , chi , secondo i cervelli , per debolezza. Il giorno che in Senato si dava l'Imperio a Vespasiano fu risoluto mandargli ambasciadori. Qui fu acerba contesa : Elvidio voleva che li nominassero i Magistrati col giuramento; Marcello, che s imborsassero, come aveva pronunziato il Consolo eletto ;

VII. ma diceva cosi, acciocchè se altri fosse eletto, egli non paresse lasciato in dietro. Vennero da queste dispute a dir di molte e male parole : » Perchè tanta paura, diceva Elvidio, aver Marcello del giudicio de' Magistrati ? Esso aver moneta , aver eloquenza da passar molti , se il baco delle tristizie non lo rodesse. Borsa e sorte , non discerner bontadi : il passare per le filiere delli squittinì esser trovato , per riprova della vita e fama di ciascheduno; andarne l'utile della Repubblica, l'onore di Vespasiano , che il Senato gli mandi inconlro sceltissimi uomini , che gli orecchi empiano dell' Imperadore di santissimi ragionari. Essere stati Trasea , Sorano e Senzio , amici di Vespasiano ; non doverseli i loro accusatori, ancorchè non punibili , mandare in su gli occhi. Questa scelta d' uomini che il Senato fa , quasi ammonire il Principe , di quali fidar si debba 0 temere; maggiore stromento non aver il buono Im perio , che i buoni amici. A Marcello dover bastare avere spinto Nerone a disperder cotanti innocenti : godessesi i guiderdoni e l' esserne andato netto , e lasciasse Vespasiano a' migliori. »

Vili. Rispondeva Marcello: » Che qui non si dava