Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/35


LIBRO DECIMOERZO 35

l’ordinaria via tornavano, fusse da certi baioni scherzando, come si fa, fatto paura); nè vi fu conosciuto niuno servo nè seguace di Silla; uomo sprezzato, e non punto da simile ardimento. Nondimeno, come fosse convinto; gli fu detto che sgombrasse di Roma, e non uscisse delle mura di Marsilia.

XLVIII. Nel detto anno da Pozzuolo mandaro ambasciadori contrari, a dolersi i senatori delle violenze della plebe, e la plebe dell’avarizia de’ magistrati e de’ Grandi; ed eran venuti a’ sassi, e minacce di fuoco, che volean dire armi e sangue. C. Cassio, eletto a quietarli, parea loro troppo severo, e ne fu a’ suoi preghi data la cura a due fratelli Scribonj con una coorte pretoriana; lo cui terrore e supplizio di pochi, accordò i Pozzolani.

XLIX. Non direi del decreto notissimo, che si fece di poter Siracusa passare il novero terminato delli accoltellanti, se Trasea Peto non l’avesse contraddetto e fattosi biasimare: „Se egli crede la repubblica aver bisogno che i senatori parlino libero, perchè entr’egli in cose sì deboli? e non dice più tostò della guerra o della pace, dell’entrate, delle leggi, e dell’altre importanze romane, quel che si dea fare o no? Potere i Padri, che hanno voce in senato, proporre quanto vogliono, e chieder che si cimenti, non averci egli altro da correggere che’l troppo spender in feste che fa Siracusa? Stare l’altre cose per tutto l’imperio bene e a cappello, se reggesse come Trasea, e non Nerone? se a queste si chiude gli occhi, quanto dee più alle vane?„ Trasea rispondeva alli amici, aver corretto questo erroruzzo, non per ignoranza de’ gravi, ma per onoranza de’ Padri;