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Casperio Nigro, Didio Sceva, più segnalati, n'andarono in pezzi. Accerchiano Flavio Sabino, che era disarmato e non fuggiva ; e Quin»io Attico Consolo che si faceva conoscer per l' ombra del grado^ e per li sciocchi bandi mandati nel popolo pieni d' onori di Vespasiano e vituperj di Vitellio : gli altri per vari modi scapparono travestiti da schiavi, trafugati da' loro creati, tra le some nascosti. Alcuni saputo il nome e contrassegno de' Vitelliani, lo davano e chiedevano" e sotto tale audacia coperti passavano.
LXXIV. Domiziano alla prima furia si nascose in cella del tempiere: un accorto liberto gli mise la cotta ; e mescolato tra la turba de' sacerdoti passò via, sconosciuto insino al Velabro e a casa Cornelio Primo, creatura di suo padre ; il qual suo padre poi, regnando esso Domiziano, rovinata la casa, vi fece un tempietto con l' altare a Giove Conservadore, e 'l suo caso vi scrisse in marmo : e fatto Iinperadore sagrò un gran tempio a Giove Custode , con sè ingrembogli. Sabino e Attico in catena furon menati a Vitellio, che non fece loro mal viso nè cattive parole ; adirandosene quei che pretendevan ragione di ammazzarli, e chiedevano premio di loro opere. Coq^ grida cominciate da' più vicini, l'inuma plebe minacciando e adulando insieme, chiedeva Sabino al supplizio. Cominciando Vitellio in su le scalee del palagio a raccomandarlo, il fecer chetare. Allora fu Sabino ferito, lacerato, dicapitato, strascinato alle Gemonie il tronco.
LXXV. Tal fihe fece quest' uomo, certo da non disprezzare. Trentacinqu' anni militò per la repubblica , fuori e dentro chiaro. Non lo sapresti dir reo, uè ingiuste : favt-;ava troppo : ciò solo gli fu appq8lo in sette auai che governò la Mesia e dodici Ro-« ina»