Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/336

tenessero i soldati a freno. Come se adunque a Vespasiano tutta la repubblica fusse caduta in grembo, i primi Senatori, i più de' Cavalieri, tutti i soldati di Roma, e la guardia di notte, empieron la casa di Sabino; ove fu riferito dell' affezion del popolo, e come i soldati Germani minacciavano. Ma Sabino era passato tanto oltre, che non poteva tornar indietro : e ciascuuo per paura di sè-, e per non esser da' Vitellani assaliti sparsi e deboli, lo spignevano tardo e lento ali ' arme ; ma come in tali casi avviene, fu buono ognuno a consigliare e pochi a entrar nel pericolo. Scendendo Sabino con armati, l'affrontano dal Lago Fondano valorosissimi Vitelliani > i quali, dopo sprovveduta e breve scaramuccia, rimasero al disopra. Sabino spaventato si ritirò per la più sicura in rocca di Campidoglio co' suoi soldati, e qualche Senatore e Cavaliere. Non pos^o dire i nomi, per li molti che sj fecer di quelli quando Vespasiano ebbe vinto. Vi si rinchiusero insino delle donne, e per la più notabile, Gracilia Verulana, non per seguitar figliuoli nè parenti, ma la guerra. L' assedio de' Vitelliani fu sì largo, che Sabino la notte per luoghi non guardati vi fece entrar i figliuoli suoi e Domiziano suo nipote, e uscir un messaggio a'Capi Flaviani, a chieder soccorso perchè le cose erano strette. Non vi fu quella notte romore, e poteva uscirsene, essendo ì soldati di Vitellio feroci al combattere , ma alle fatiche e vigilie poco intenti ; e una subita vernina pioggia non gli lasciava vedere nè udire.

LXX. La mattina a dì, innanzi che si cominciasse a rompere mandò Cornelio Marziale di Primopilo a Vitellio si lamentarsi: » che questi ,non erano dei