Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/327

Giulio Agreste Centurione, di fermezza d'animo memorevole , predicato che ebbe assai in vano a Vitellio per accenderlo, F indusse a mandarlo a chiarirsi delle forze nimiclie , e di tutto il seguito a Cremona; non come spia segreta, ma liberamente di commission dell'Imperadore, ricerca Antonio- di veder il tutto. Fecegli mostrare dove si combattè . le reliquie di Cremona c le prese legioni. Agreste torna a Vitellio, il quale negando esser vero il riferito , e dicendol corrotto: » Poichè gran testimonianza ( diss' egli ) te ne bisogna dare, nè in altro mia vita e morte ti può,più servire , io la ti darò. » E partito si uccise. Alcuni scrivono che Vitellio il fece ammazzare : di sua fede e coraggio dicono il medesimo.

LV. Vitellio quasi destato dal sonuo, mandò Giulio Prisco e Alfeno Varo, con quattordici coorti pretoriane, e tutti i cavalli, a impadronirsi dell' Appennino, e appresso una legion dell'annata. Tante migliaia d' armati scelti a piè e cavallo avrebbero con altro Capo potuto muover guerra, non che difendersi. L' altre coorti diede a Lucio suo fratello., per guardia di Roma ; e senza lasciare alcuno delli usati piaceri, cacciato da difGdenza, affrettava di creave i Consoli per molti anni : fece molte leghe e donò cittadinanze: levò tributi : concesse esenzioni: smembrava in somma ¥ Imperio, senza pensar al futuro. Alla macca di cotali larghezze correva il volgo: più sciocchi se li compravan con danari; chi aveva ingegno , sapeva cotali cose non potersi, senza danno della repubblica , nè dar nè ricevere. Alla per Cne, scongiurandonelo l' esercito, con gran seguito di senatori, tratti molti da ambizione, più da paura,