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amenti V aggiunsero. A cotal vista arrestarono i vincitori , non sapendo i Capi che comandarsi. Dar F assalto i soldati stracchi la notte e 'l d'i ? cosa dura. e senza vicino aiuto, pericolosa ; tornare a Bedriaco ? tanto cammino, fatica intollerabile; e rendevasi la vittoria disutile ; fortificar il campo ì cosa da far uscir subito i nimici vicini addosso ai lavoranti fuor di schiera e disperderli. E più di tutto si temea de' propri soldati , nimici più dello indugio che del pericolo ; Fan* dar cauto non è grato , la temerità dà speranza : ferite , sangue , morte, tutto eontrappesava la cupidigia del predare.
XXVII. Questo piacque ad Antonio : fece assaltar le trincee da tutte le parti. Prima si combattè da lontano con frombole, Con saette , ove i Flaviani an<davan col peggio , essendo i nimici a cavaliere. Pose alle trincee e porte le legioni scompartite, acciò quale si portasse meglio apparisse, e se ne accendesse gareggiamento ; cioè la terza e la settima, presso alla via di Bedriaco ; l' ottava e la settima Claudiana, alla trincea destra; la tredicesima fu dall' empito trasportata alla porta Bresciana. Posaronsi un poco ; intanto comparvero zappe, picconi, falci e scale, dai villaggi vicini. Allora messesi le targhe in capo, fatta serrata testuggine , vanno sotto le mura. Da ogni banda si combatteva alla romana.'I Vitelliani rUotolan loro addosso gran sassi : sgretolano, aprono e con pali e lance frugano e disfanno la collegata testuggine delle targhe, e quella infrangono e macellano.
XXXVIII. L' assalto allenava, se a' soldati strae* chi e sordi a' conforti de' Capitani , non era detto : » Colà è Cremona ». Se questo fu tratto d' Ormo