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bassa Germania volevan Valente ; e qui si «rede cb.e Cecina cominciasse a vacillar nella fede.
XCIV. Ma se Vitellio sciolse la briglia ai Capitapi, molto più a’ soldati- Ognuno si faceva scrivere dove e’ voleva: ogni cerna alla guardia di Roma, E per lo contrario, rimanersi tra le legioni o cavalli potevano i valorosi : né mancava chi volesse, essendo per malattie infiacchiti , e allegando la cattiva aria. Nondimeno dalle legioni e bande, fu snerbato il più forte e il fior del campo. Di tutto l’ esercito si fece una massa, anzi che scelta di ventimila. Parlamentando Vitellio, furon chiesti al supplizio Asiatico, Flavio e Rufino capitani, avendo in Gallia servito Vindice. Pativa Vitellio simili voci per sua dappocaggine naturale : e perchè era venuto il tenipo del donativo, non avea danari, e co’soldati largheggiava in ogn’ altra cosa. Pose a’ liberti dei passati Imperadori un balzello di tanto per ischiavo ; egli per sola voglia di gittar via, attendeva a murare stalle a’ cocchieri • fare spettacoli nel cerchio di accoltellanti e fiere, e straziar danari come gli avanzassero.
XCV. E Cecina e Valente, per ogni strada della città, facendo feste di accoltellanti con apparati non visti unque, celebravano il natale di Vitellio. Liete alla feccia, odiose al fiore della città furono V esequie fatte a Nerone, con rizzati altari in Campo Marzio, vittime uccise e arse : datovi fuoco da’ sacerdoti d’Augusto, che Tiberio creò a casa Giulia, come Romolo al Re Tazio. Non era dopo la vittoria il quarto mese, che Asiatico, liberto di Vitellio, era maggiore che i Policleti e i Patrobj e gli altri vecchi nomi odiati. Uomo in quella Corte non fu, che d’industria 0 virtù gareggiasse5 sola via alla grande zza