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quale ne fu avvertito, e con buone guide , fuor di strade per la Mesia fuggì di là dal monte Emo , e verso Vespasiano s'incamminò, trattenendosi per la via più e meno secondo gli avvisi, tanto che la guerra civile fu finita.
LXXXVI. In Pannonia la legion tredicesima e la settima Galbiana non potendo sgozzare quella giornata di Bedriaco, s' accostarono a Vespasiano incontanente , stigate principalmente da Antonio Pri-> mo. Questi, uomo reo, e dannato a tempo di Ne-, roiie per falsario , rifatto Senatore ( sopra gli altri mali della guerra ) da Galba, e Capo della legion settima, credettesi che a Otone s’offerisse per lettere, Capo di sua parte. Lo sprezzò, nè mai l’adoperò. Andando le cose di Vitellio all’ ingiù, prese a servire Vespasiano, cui fu grande aiuto quest’ uomo , fiero di mano c lingua, maestro di metter odj e scandoli, potente nelle sedizioni, rapace, donatore , in pace pessimo, ih guerra da non disprezzare. I due eserciti di Mesia e Pannonia, congiunti seco trassero i soldati di Dalmazia, non si movendo i Legati consolari , residenti T. Ampio Flaviano in Pannonia, itì Dalmazia Poppeo Silvano, ricchi e vecchi; ma v’era procuratore Cornelio Fusco , d’ età vigorosa e chiaro sangue. Giovanetto renunziò al senato per fuggir briga : governò per Galba la colonia sua, e n’ acquistò l’ esser fatto procuratore. Presa la parte di Vespasiano , fu gran fiamma a questa guerra ; godeva più de’ pericoli che de’ lor premj : lasciava le cose certe e già acquistate, per le nuove, in aria e pericolose. Cominciò adunque a smuovere e scuotere ciò che vacillava. Si scrisse alla legion quattordicesima in Britannia, alla prima iu Ispagna, per aver l’una