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tu e io a una stregua. Io, se noi vinciamo, me ne terrò l'onore che mi darai ; depravagli e pericoli faremo a metà ; anzi è meglio così : Reggi quelli eserciti tu: e lascia il rischio del guerreggiare e combattere a me. Oggi si regolano i vinti meglio che i vincitori : accende quelli a virtù , ira, odio e desiderio di vendetta ; guasta questi sdegno e disubbidienza. La guerra taglierà i loro enfiati e vedrasii la puzza che n' esce. Sperar meno mi fanno i sonni, l'ignoranza , la crudeltà di Vitellio, che la tua vigilanza , saviezza e modestia. Finalmente la guerra fa per noi più che la pace , perchè quei che consultano di ribellarsi son già ribellati ».
LXXVIII. Quando Muciano ebbe detto , gli altri più arditamente gli stavano intorno, esortando, mostrando i risponsi delli indovini, gli aspetti de'pianeti; nè egli era netto di tal vanità; e fatto Imperadore , teneva scopertamente Seleuco matematico , per sua guida e indovino. Ricordavansi di tutti i suoi augurj passati; in villa sua, un grande arcipresso a un tratto cadde ; e l' altro dì si rizzò più che mai bello , alto e verde. Gran cosa parve a tutti gl' indovinanti , e felice promessa di alto chiarore a Vespasiano allora mojto giovane. Le trionfali, il consolato, e la gloriosa vittoria di Giudea, pareano averla adempiuta ; ma avute queste cose , s' aspettava l'Imperio. Tra Giudea e Sorìa è il monte e'l Dio Carmelo, cosi chiamano l'uno e l'altro. Lo Iddio non ha tempio , nè immagine ( così parve a' maggiori ) ; altare solo e riverenza. Sacrificandovi Vespasiano con l' imperio nel cuore , Basilido sacerdote , osservate quelle viscere, gli disse: » Vespasiano, o palagio , 0 terreni, o numero di schiavi che tu ti cerchi d' accrescere ,