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acconciavano l’ordinanze,, si quietarono tutti quanti. Diede in loro a sorte uno schiavo di Verginio : dicono eh’ ei lo mandava a uccider Vitellio : corrono alla mensa addosso a Verginio, della cui innocenza Vitellio stesso, d’ ogni cosa ombrosissimo , non dubitò ; e appena cavò loro delle branche quell’uomo. stato Consolo e lor Capitano. E d’ ogni sedizione Verginio era il berzaglio : rimanevagli l’ammirazione e la fama; ma per esserne stucchi l’odiavano.
LXIX. L’ altro dì Vitellio diede udienza alli ambasciadori del senato , fattosi quivi aspettare : entrò nel campo e lodò i legionari dell’affezione verso di lui , fremendo gli aiuti del non punirsi sì crudeli arroganze : e perchè non facessero più bestialità , rimandò in Germania i Batavi; apparecchiando i fati principio di nuova guerra dentro e fuori. Rimandò altresì alle lor case gli aiuti galli : gran gente , soldata nel principio che ei prese l’ armi, per uno di que’ vani apparecchi di guerra. E perchè l’ Imperio per tanti premj smunto potesse reggersi, troncò le legioni e gli aiuti: avendo vietato i supplimenti, offerì le licenze; cosa perniziosa alla repubblica e non grata a’ soldati ; toccando a que’ meno i carichi , i pericoli e le fatiche, medesime ; e perdendosi per gli agi la robustezza contro a’buoni ordini antichi e costumi de’ nostri maggiori , che meglio tennero lo Stato romano con la virtù ebe co’danari. ’
LXX. Quindi Vitellio voltò a Cremona: e veduta la festa di Cecina, gli venne disio di passeggiar per quel piano di Bedriaco, e pascere gli occhi ne’ freschi vestigi della vittoria. Schifa vista e fiera dopo quaranta giorni , di corpi laceri , membra tronche, carogne puzzolenti, terrena imbrodolato di marcia^