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la morte d’ Otone , se n’ era venuto a Roma. Plauzio Varo, stato Pretore, suo caio amico, l’accusò’a Flavio Sabino Prefetto di Roma, d’esser venuto, rotta la carcere, a farsi Capo della parte"vinta, e d’aver voluto corrompere la coorte che stava in Ostia- poi non provando sì gran delitti ,’tardi ripentito, chiedeva della bruttura perdono. Stando Sabino sopra tanta cosa sospeso , Triana moglie di L, Vitellio, feroce più che donna , il minacciò che non facesse il misericordioso, con periglio del principe.’ Il buono uomo , dolce per natura e mutabile per paura, per non far sue le brighe d’ altri, con l’ aiutar chi cadeva , gli diè la piata.
LXIV. Vitellio adunque, per sospetto di Dolabella e per odio , avendo egli per moglie Petronio , stata sua, lo chiamò per lettere; e ordinò che per fuggala via Flamminia frequentata , fusse fatto voltare a Terni, e quivi ucciso. L’ucciditore per farla più breve , lo scannò uel cammino , e lasciò in una di quelle osterie ; con grave carico e mal saggio del nuovo principato. E l’ arroganza di Trivia vie più appariva per la modestia di Galeria moglie dell’Imperadore, che non affliggeva gli afflitti, e di Sestilia madre d’ambi essi Vitellj, d’antica bontà, che alla prima lettera del figliuolo dicono che rispose: Avrr generato Vitellio, non Germanico. Nè lusinghe di fortuna nè corteggiamenti di Roma la fecero baldanzosa : i mali soli di sua casa seatì.
LXV. Vitellio si partì di Lione: e M. Cluvio Rufo, lasciata la Spagna , lo raggiunse con festa e rallegranza nel volto, ma dentro ansio; sapeudo che Ilario liberto di Vitellio gli aveva rapportato che egli ( udito esserci due Imperadori) tentò di farsi iu IspaI