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con ottomila Inghilesi di più, camminato poche giornate, intese la vittoria di Bedriaco, e finita la vita d’ Otone e la guerra. Chiama a parlamento e alza a cielo la virtù de’soldati: raffrena l’adulazione disonesta di quelli domandanti tutti che facesse cavaliere Asiatico suo liberto ; poscia per debolezza , quel che negò in pubblico, fece a una cena: e delli anelli onorò Asiatico schiavo vituperoso, che s’aggrandiva per tristizia

LVIII. In que’giorni vennero avvisi, che arabe le Mauritanie s’eran volte a Vitellio, avendo morto Lucio Albino procuratore. Costui messo da Nerone a governo della Cesariense e da Galba della Tingitana , avea non poche forze. Diciotto coorti, cinque cornette, gran numero di Mori, gente assassiiia, rapace e perciò da guerra. Morto Galba, egli s’ accostò a Otone: e non bastandogli l’Affrica, uccellava alla Spagna, divisa da poco stretto. Cluvio Rufo, avendone paura, al lito accostò la Iegion decima per passare, e mandò innanzi Centurioni a tirare i Mori a divozion di Vitellio. Poca fatica durarono, perla fama del germanico esercito per tutto ’l Mondo ; e dicevasi che il procuratore Albino, prese l’ insegne regie, s’ intitolava il Re Iuba.

LIX. Onde , mutati gli animi , uccisero Asinio Pollione, confidentissimo d’Albino , che comandava una compagnia; e Festo e Scipione colonnelli e Al’ bino , andando dalla Mauritania Tingitana alla Cesariense, fu in su ’l lito ammazzato con la moglie , che si presentò agli ucciditori. Vitellio non cercava di cosa che si facesse: con breve udienza passava le più importanti, alle gravi cure non atto. Lasciò lo esercito venir per terra ; c se ne veniva giù per la