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io sarò esempio d’aver voluto Una sola volta con armi civili combattere il principato con Vitellio , che fu il primo a muoverle. Quinci estimino i secoli chi fu Otone. Riabbiasi Vitellio il fratello , la moglie e i figliuoli ; io non ho bisogno di vendetta nè di conforti. Abbiansi tenuto altri più lungamente l’Imperio: niuno l’avrà lasciato sì fortemente. Come? io path’G che tanta gioventù romana, tanti valorosi eserciti siano straziati e tolti alla repubblica Un’ altra volta ? Accompagnimi questo vostro buono animo di aver voluto per me morire. Vivete pure; e non tratteniamo , io la vostra salute, voi la mia gloria. Le molte parole intorno al morire sono debolezza; vedete se io ne son dispostissimo, che io non mi dolgo • nè d’Iddii, nè d’uomini, perchè ciò fa chi vuol vivere ».
XLVIII. Così detto, suavemente comandò a-’ giovani, pregò i vecchi e graduati, che tosto da lui si partissero per non inasprire l’ira del vincitore : e con. volto piacevole e parole animose, le inutili lagrime de’ suoi riprendendo , fece dare a loro barche e carrette. Arse le lettere e scritture, contenenti notabile amore a lui e vituperj di Vitellio. Donò mance, ma scarse, come non dovesse morire. Di Salvio Cocceiano, giovanetto , figliuol del fratello, maninconcso e timido, lodata la pietà, ripreso il timore, lo consolò: » Che Vitellio non sarebbe sì crudo, che dell’avergli la casa salvata non gli rendesse almeno questa grazia: che la morte affrettatasi meriterebbe clemenza dal vincitore ; perciò che, non per ultima disperazione, ma chiedente battaglia l’esercito, avea risparmiato alla repubblica il pericolo estremo. Avere acquistato assai nome a sè e splendore a’ suoi avvenire.