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chi e meno, presero feroci la battaglia, varia per lo luogo imbrattato d’arbori e vigne; affrontavansi da lontano e presso ; a squadre e conj : in su’l bastiona, della strada alle mani si urtavano con le persone e con li scudi: gittate via l’aste, con le spade e accette sfondavano celate e corazze : riconosciensi tra loro, e facicnsi vedere, combattendo per la fine di tutta la guerra.

XLII1. Tra’l Po e la strada s’ appiccarono in un plano due legioni : per Vitellio la ventunesima, detta Rapace, d’antica gloria; e per Otone, la prima detta Aiutrice, che non aveva più combattuta, ma feroce e volonterosa d’ onore, mandò per terra le prime file e guadagnò l’ aquila della Rapace : la quale dal dolore accesa ripinse quella indietro: uccise Orfidio Benigno Legato: e molte nimiche insegne e stendardi rapì. In altra parte, l’impeto della quinta cacciò la tredicesima, e fur da molti della quattordicesima circondate. Già eran fuggiti i Capitani d’ Otone: e Cecina e Valente rinforzavans i loro; e nuovo aiuto giunse di Varo Alfeno co’ Baiavi^ che, rotti i gladiatori nelle barche, vittoriosi per fianco urtarono,

XLIV. e per mezzo fenderono la battaglia delli Otoniani, che fuggiro verso Bedriaco, via lunghissima, impacciata di cadaveri, onde l’uccision fu maggiore, non si facendo prigioni nelle guerre civili. Paulino e Procolo per diverse strade sfuggirono gli alloggiamenti. Entrovvi, essendo ancora alto il Sole, Vedio Aquila, Legato della legion trentesima, e si espose, non da pratico, all’ ira de’ soldati scandolosi e fuggiti , che gli furo addosso con le grida, con le mani, chiamandolo truffatore, traditore, seuza suo peccato, ma all’usanza del volgo, gli apponevano i