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LIBRO DECIMOTERZO | 25 |
brutto vituperoso, che prese animo a rubare nella provincia come in Roma; ma dalla pertinace querela confitto, abbandonò la difesa, e fu dannato secondo la legge del mal tolto: dalla Licia, Eprio Marcello del medesimo; ma potette sì co favori, che alcuni delli accusanti furon mandati in esilio, come avesser messo in pericolo lo innocente.
XXXIV. Nerone la terza volta fu consolo con Valerio Messala, il cui bisavol Corvino, l’oratore, si ricordavano i vecchi (oramai pochi) essere stato in tal magistrato collega d’Augusto arcavolo di Nerone: e per più onorare sì nobil famiglia, gli fur dati fiorini dodicimila cinquecento l’anno per sostentare l’innocente sua povertà. Altre provisioni assegnò il principe ad Aurelio Cotta e Aterio Antonino, benchè scialacquatori di loro facultadi antiche. Nel principio di quest’anno la guerra co’ Parti, per l’acquisto dell’Armenia, lentamente avviata, sospesa, invelenì; per cagione che Vologese, che data l’aveva a Tirldate fratel suo, non voleva ch’e’ la perdesse, nè riconoscesse da altra potenza: e a Corbulone non pareva onore del popol romano gli acquisti già di Lucullo e di Pompeo, non ripigliare; e gli Armeni, di dubbia fede, chiamavano l’une e l’altre armi; ma come co’ Parti imparentati, e di paese o di costumi più simili, non conoscendo libertà, più inchinavano a servir loro.
XXXV. Ma a Corbulone più dava da fare la poltroneria de’ soldati che la perfidia dei nimici. Le legioni levate di Sorìa nella lunga pace imbolsite, ansavano alle fatiche romane. Vidersi in quello esercito soldati vecchi, che non avevano fatto mai guardia, nè scolta: steccato o fossa ammiravano per cosa