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XXIII. Spurinna, veduto il nemico partito, Piacenza difesa, quanto s’era fatto e Cecina volea fare, scrisse ad Annio Gallo. Venia questi con la legion prima a soccorrer Piacenza • che non s’ arrendesse per la poca gente al forte esercito germano. Quando egli intese che Cecina n’ era cacciato e andava a Cremona, ritenuto a fatica Fardore di quella legione, che voleva combattere in sin per forza ; si fermò a Bedriaco, borgo tra Verona e Cremona, famoso per due rotte romane e malurioso. In que’ giorni Marzio Macro vicino a Cremona ebbe un po’di vittoria. Ardito e presto passò i gladiatori all’altra riva del Po: e quivi, rotti certi aiuti vitelliani , que’che fecer testa e a Cremona non fuggirono, ammazzò ; e ritornossene, perchè aiuti nuovi non venissero e voltasser fortuna. Di questo fatto gli Otoniani, che sempre credevano il peggio, preser sospetto; e subitamente a gara i più codardi e linguacciuti danno varie accuse ad Annio . Gallo, Svetonio Paulino e Mario Celso loro Capi, dati pur da Otone. Tra questi gli ucciditori di Galba, stromenti pessimi da sollevamenti e discordie, forsennati per la sceleratezza e spavento, mettevano il Mondo sozzopra ; ora sparlando in pubblico, o scrivendo in secreto a Otone; il quale ad ogni vile credendo , e de’ buoni temendo, era nelle prosperità impacciato, ne’travagli migliore. Chiamò adunque Tiziano suo fratello , e fecelo Generale della guerra, da Paulino e Celso, in questo mezzo governata ottimamente. - XXIV. Cecina, che si rodeva d’esser tutte le sue imprese svanite, la fama dell’esercito menomata, gli aiuti ammazzati, sè da Piacenza cacciato, e al di sotto insino ne’ più spessi, che notabili affronti.