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che più non credo inalberassero nel passato spavento ). Sforzerà il padiglione del suo Imperadore ì LXXXIV. Oh, voi il faceste per me. Si: ma quel soqquadro e buio , e confusion d? ogni cosa , poteva voltarsi contra di me. Che posson Vitellio e le sue lance chiedere a lingua più che mali animi e menti, e sedizioni e discordie tra noi ? che il soldato non ubbidisca al Centurione, nè questi al Tribuno: e tutti confusi, cavalli e fanti, precipitiamo. Ubbidienza, compagni miei, fa buon soldati, non cmiosità : e quello esercito nella prova è fortissimo, che innanzi alla prova sta quietissimo. Abbiate voi armi e cuore; lasciate a me il consiglio e'1 maneggio della vostra virtù. Pochi peccarono ; due ne punirò ; dimenticatevi tutti voi altri quella bruttissima notte. Niuno. esercito senta già mai quelle voci contro al Senato ; chiedere al gastigo il Capo dell' imperio, lo splendor di tutti i vassalli ? non l' ardirebbero que' Germani che Vitellio più che altri ci spigne contro ; e chiederanno i veri Italiani e la gioventù romana il sangue e la morte di quei venerandi, con la cui luce e gloria noi abbagliamo l' oscurità e l'infamia della parte vitelliana ? Vitellio ha qualche nazian dalla sua ; ha di esercito qualche immagine ; e noi abbiamo il Senato dal nostro ; che vuol dire che qui stila repubblica e colà i suoi nimici. Credete voi che questa bellissima città consista nelle case e tetta, e pietre ammassate? Queste non hanno sentimento nè anima: si guastano e racconciano: l'eternità dell'imperio , la pace del Mondo, la salute mia e vostra, pende da quella del Senato. Ei fu criato a buona stella del Padre e fondator della nostra città : da' Re a' principi sempre continuò ; rendiamolo anche noi,