Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/225

All'ora Otonc s'ardì d'entrare in campo : Centurioni e Tribuni gli fanno cerchio ; e gittate loro armi in terra, chieggono riposo e salute. I soldati conobbero

l0 scandalo : e disposti a ubbidire , chiedevano essi gli autori della sollevazione al supplizio.

LXXXIII. Otone , benchè in tanto travaglio e diversità d'animo de'soldati, chiedenti i migliori il gastig0 di questa insolenza: e il volgo, e i più (come chi gode delle sedizioni e gareggiamenti dell' imperio ) stimolati per garbugli e rapine a guerra civile, stimando ancora non potersi un principato di mal acquisto, con subita modestia e antica gravità ritenere ; e dubitando d'un sacco in Roma, e del pericolo del Senato, finalmente così parlò: » Non vengo io, compagni miei, per accendere in voi affetto verso di me , nè coraggio a virtù , - che troppo vi abbondano ; ma per pregarvi che nell'uno e nell' altro vi moderiate. Moveste il passato tumulto, non per cupidigia o per odio ( che hanno messo molti eserciti in discordia ), nè per fuggire o temer pericoli, ma per bontà soverchia, meno considerata che pronta ; seguendo spesso a ottime cagioni , se non adopri il giudicio , pessimi effetti. Noi andiamo alla guerra . vuol' egli il dovere, o le occasioni che fuggono, che tutti gli avvisi si leggano, tutti i consigli si trattino in presenza di tutti ? E' così bene, i soldati non sapere alcune cose, come saperle. L'autorità dei Capi,

1l rigor degli ordini, vuole molte cose commettersi a'Tribuni e Centurioni in segreto. Se ogni fante ha da sapere il perchè, si perderà l'ubbidienza e l'imperio dietrole. Darassi per questo all' arme di mezza notte ? imbratterassi le mani uno o due sgraziati e briachi, nel saujue del suo Centurione e Tribuno / (