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poi vennero a mordersi e rinfacciarsi lor malvagità e brutture troppo vere. Otone richiamò gli ambasciadori che mandò Galba ne'due eserciti di Germania ; e sotto nome del Senato ne mandò altri a'medesimi e alla legione italica e alle forze tenute in Lione ; che rimasero con Vitellio sì volentieri, che non parvero ritenuti. I Pretoriani, mandati da Otone ad accompagnarli, quasi per onoranza, furono rimandati prima che praticassero co' legionari ; e Fabio Valente scrisse in nome del germano esercito a' soldati pretoriani e romani, magnificando le forze di quella parte ; offerendo pace ; biasimandoli del Voltaire a Otone l'imperio, già dato tanto innanzi a Vitellio. Così con minacce e promesse li tentò, che facendo guerra, sarieno inferiori; e nel far pace, niente perderieno. JNon cangiaron fede perciò i pretoriani.
LXXV. Mandaronsi ammazzatori , Otone in Germania, e Vitellio a Roma, indarno. Questi tra tanta moltitudine non furon osservati: gli Otoniani, visi nuovi , tra tutti conoscentisi, furon presi. Vitellio scrisse a Tiziano fratel d' Otone , che se non faceva riguardare sua madre e figliuoli , farebbe ammazzar lui e '1 figliuolo. L' una e l'altra casa fu salvata; da Otone forse per paura; da Vitellio vincitore, con sua gloria.
LXXVI. La prima speranza d' Otone fu l'avviso d'Illiria, che le legioni di Dalmazia, Pannonia e Mesia, gli avevan dato il giuramento; il medesimo venne di Spagna. € Invio Rufo ne fu lo'dato per bando; e tosto s'intese rivolta a Vitellio. Poco tenne fede l'Aquitania ; fatta giurare a Otone da Giulio Cordo. Nè fede nè amore era in luogo alcuno; voi-1 - lavagli qua e là nicistà e paura. Questa rivoltò la