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o per isperanza di successione o per apparecchio di sceleratezza; in cammino, in ordinanza, in guardie, chiamando i più vecchi per nome, e come già soldati di Nerone appellandoli suoi compagni ; quale riconoscendo, qual domandando, e di moneta e di favore, aiutando ; e spesso di Galba parlava male o dubbio; e con altri modi a ciò atti li sollevava. I faticosi cammini, scarsi viveri, rigidi comandari, erano presi alla peggio; essendo in cambio de'laghi di Terra di Lavoro e delle città d'Acaia, ove solevano navigare, strascicati, con l'armi indosso, per li monti Pirenei, Alpi e viaggi senza fine.

XXIV. I già infocati animi de' soldati più infiammò Mevio Pudente, intrinseco di Tigellino ; il quale, adescando i più leggieri di cervello, abbruciati di danari, precipitosi a' garbugli, venne a tale, che ogni volta che Otone convitava Galba, alla coorte sua di guardia dava fiorini due e mezzo d' oro per uno, come per beveraggio; il quale quasi pubblico donativo accresceva Otone con maggior mancia in segreto ; e al corrompere prese tanto animo, che Cocceo Procolo alabardiere, litigando de'confini col vicino, comperò e donogli tutto il podere, per balordaggine del Prefetto, cui eran parimente ignote le cose pubbliche e l' occulte.

XXV. Capo della congiura fece Onomasto liberto, il quale vi tirò Barbio Procolo, che dava il nome alla guardia; e Veturio, sergente in quella, esaminolli; e trovatili astuti e fieri, danari assai loro donò, e promise e lasciò, perchè tentassero altri. Due soldatelli tolsero a travasare l' imperio romano; e'l travasaro. Il disegno loro dissero a pochi, gli altri sollevando e pugnendo con arti varie; i soldati principali con l'esser