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fato, segni e oracoli , chiamassero all' impero Vespasiano e i figliuoli.

XI. L' Egitto con le forze , che lo imhrigliano , è stato retto, da Augusto in qua , da Cavalieri Romani in vece di Re ; così gli parve bene che si stesse in casa sua quella provincia di scala malagevole, grassa, superstiziosa, discorde, voltabile, senza legge nè magistrati. Allora lo reggeva Tiberio Alessandro , di quella nazione. L'Affrica e sue legioni, ucciso Clodio Macro , provato minor signore, si contentava di ogni principe. Le due Mauritanie , Rezia, Norico , Tracia, e l'altre province, rette dai procuratori, amavano e odiavano quel che i loro più vicini e potenti eserciti , quasi per male appiccaticcio. Quelle senza eserciti, e principalmente Italia, erano pronte a servire, e darsi a chi vincesse per premio della guerra. In tale stato erano le cose romane nelle calende di gennaio, che Sergio Galba la seconda volta e Tito Vinio entraron Consoli, anno ultimo a loro, e poco meno che alla repubblica.

XII. Pochi giorni appresso venne avviso da Pompeo Propinquo, Procuratore in Fiandra, che le legioni in Germania di sopra, senza rispetto al giuramento, chiedevano altro Imperadore, a scelta (per parer meno ribelle ) del senato e popol romano. Questo fece a Galba sollecitare il suo già co' suoi consultato penniero, d'adottarsi un successore. Nè d'altro in quei mesi per Roma si ragionò, per essere a tali cose le lingue sciolte, e Galba di troppa età. Pochi con senno, nè amore al pubblico , molti per disegni propri, questo o quell'amico o dependente , bociavano che succederebbe ; e ancora per abbassare T. Vinio, che quanto in potenza, tanto in odio cresceva; per