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18 DEGLI ANNALI

non si diceano punto; perchè Agrippina non la lasciò rimaritare a Sestio Affricano giovane nobile, dicendola disonesta e vecchia: non per goderlosi ella, ma perchè egli come marito, non redasse lei ricca e orba. Ella, colto il tempo da vendicarsi, ordina che Iturio e Calvisio, sue creature, l’accusino, non di piagnere la morte di Britannico, e contar gli strapazzamenti d’Ottavia, cose vecchie e stracche, ma d’ordire novità con Rubellio Plauto, disceso per madre da Augusto in pari grado che Nerone, e torlo per marito, e di nuovo la repubblica occupare. Iturio e Calvisio scuoprono questa cosa ad Atimeto, liberto di Domizia, paterna zia di Nerone. Costui lieto (perchè Agrippina e Domizio si cozzavano fieramente), spinse Paride strione, liberto anch’egli di Domizia, a correre e riferire con atrocità questa congiura a Nerone.

XX. Era gran pezzo di notte, e Nerone la consumava avvinazzandosi. Paride, usato a quell’otta a rinforzare l’allegria del principe, entrò con viso addólorato; e contatogli tutto per ordine, gli mise sì fatta paura, che deliberò ammazzar la madre e Plauto; Burro da lei fatto grande e lei riconoscente, cassare, Fabio Rustico scrive, che Cecina Tusco fu fatto prefetto de’ Pretoriani, e mandatogli la patente; ma l’aiuto di Seneca raffermò Burro. Plinio e Cluvio dicono, che della fede di Burro non fu dubitato; ma Fabio loda Seneca volentieri perchè lo fece grande. Noi, dove s’accordano, affermeremo; dove no, gli citeremo. Nerone spaventato, e d’uccider la madre avido non le dava sosta, se Burro non permetteva levarla via, provata l’accusa; le difese darsi a ciascheduno, non che alla madre; non ci essere accu-