Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
LIBRO PRIMO | 177 |
ma uopo è di guerra per contrarietà de’ partiti. — LXXVII. Con regali e sollazzi fa breccia Otone. — LXXIX. Tra’ civili bollori, i Rossolani Sarmati invadon la Mesia; vincitori, poi vinti. — LXXX. A stento cheta Otone un tumulto in Roma. — LXXXIII. Sua aringa. — LXXXVI. Prodigj, forieri di stragi imminenti. — LXXXVII. Consigli di guerra. Duci d’Otone. — LXXXIII. Cornelio Dolabella sequestrato nella colonia d’Aquino. — LXXXIX. Parte Otone, al fratello Salvio Tiziano affidata la pubblica quiete e cura.
Anno di Roma dcccxxii. Di Cristo 69.
C. Str. Sulpiz. Galb. Aug. la II volta e T. Vinio Rufino.
I. Il consolato secondo di Sergio Galba e T. Vinio darà cominciamento alla presente opera, presa da me, vedendo DCCXX anni dal principio di Roma narrati da molti, (come allora si potea) con pari eloquenza e libertà. Ma poichè si combattè ad Azzio, e per lo bene della pace convenne ridurre in uno tutta la podestà, que’ grandi ingegni mancarono, ed è stata in vari modi storta la verità; prima, per lo non sapere i fatti pubblici, non più nostri; poscia per l’odiare o adulare i padroni, senza curarsi nè gli offesi, nè gli obbligati, delli avvenire. Ma lo scrittore adulante è agevole riprovare; l’astioso e maldicente volentier s’ode, perchè l’adulatore si dimostra brutto schiavo, il maligno par libero. Io non riconosco da Galba, Otone e Vitellio, nè bene, nè male. Vespasiano cominciò, Tito accrebbe, Domiziano innalzò la mia riputazione, io nol niego; ma facendo professione di candida verità, parlerò, senz’amore