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176 DELLE STORIE

tato al campo. — XXIX. Intanto Galba, intesa a religione, gli Dei del non più suo impero assorda, Pisone a fedeltà esorta la coorte del palazzo. - XXXI. Appresta ella le bandiere, altre disertano. — XXXII. Il popolo adulatore e leggiero. Galba balocca, nè sa se starsi o affrontar il periglio. — XXXIV. Vana fama d’Otone spento nel campo. — XXXV. Indi popolo, equestri, Senatori, fanatici per Galba. — XXXVI. Otone in campo parla a’ più accesi soldati. — XXXVIII. Provvedeli d’armi. — XXXIX, Atterrito Pisone dalla crescente sedizione, segue Galba che s’invia al Fóro. Si rattiepidisce la plebe: fuggono i più vicini. — XL. Gli Otoniani, rotta la plebe, calpestano il Senato, sboccano in Fóro. — XLI. Galba presso a fonte Curzio ucciso. — XLII, Strage di Vinio. — XLIII. Singolar fede di Sempronio Denso. Pisone in pezzi. — XLV. Tosto cangiasi Senato e popolo. tutti a venerar Otone. — XLVI. Il soldato arbitro di tutto: varie stragi. — XLVII. Corpi di Pisone Vinio e Galba sepolti: lor indole e vita. — L. Otone e Vitellio odiosi per vizj: di Vespasiano, chi ben, chi mal. — LI. Semi, e cagioni del vitellian tumulto. Vitellio gridato Imperadore da’ Germani eserciti. Suo venire in Italia per inerte lusso e prodighi stravizzi, laido. Duci Alieno Cecina e Fabio Valente. — LXIII, Tra per tema, tra per gioia, giurano a Vitellio i Galli. — LXVII. Strage degli Svizzeri. — LXXI. Prende Otone il carico dell’impero, in parte a decoro della repubblica, nel più contro. — LXXII. Tigellino in rovina. — LXXIII. In sicuro Crispinilla, maestra delle libidini a Nerone. — LXXIV. Con mutue lettere tentan concordia Vitellio e Otone;