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LIBRO DECIMOTERZO | 17 |
e dicerie trattenere le morti acerbe. Mancatagli l’aiuto del fratello, ogni speranza sua era nella repubblica. Della famiglia, nata al sommo imperio, rimanea solo; tanto più dovevano i Padri e il popolo tenerlo caro.„ A’ principali amici donò largamente,
XVIII. e tassati furono alcuni che faceano il grave, d’essersi case e ville, quasi prede, spartiti in tale stagione. Altri diceano, averli ad accettare forzati dal principe, che si sentiva dal peccato rimordere, e con donare ai più grossi sperava perdono. L’irata madre già non potè con veruna larghezza attutare. Ella abbracciava Ottavia; avea co’ suoi confidenti gran segreti; rapiva, oltre all’avarizia radicata nell’ossa, per ogni verso danari, quasi per aiutarsene; Tribuni e Centurioni carezzava; dei nobili, che vi eran rimasi, di conto, venerava i nomi e le virtù, come cercasse capo e parte. Ciò veduto Nerone, mandò via le sentinelle, che ella teneva già come moglie, e ancora come madre del l’Imperadore, e oltre a questa pompa, la guardia de’ Tedeschi; e perchè meno gente la venisse a salutare, la fece uscire di casa sua, e tornare in quella che fu d’Antonia; ed ei non v’andava se non in mezzo a molti Centurioni; davale un freddo bacio e partivasi.
XIX. „Niuna cosa mortale sì tosto vola, come l’opinione del potere assai che non ha forze da sè.„ La porta d’Agrippina diacciò subito: non l’andava a consolare, a vedere, fuorchè qualche donna; nè si sa, se per amore o per odio; tra le quali Giùnia Silana, già moglie di C. Silio (fatta rimandare, come dicemmo, da Messalina), di gran sangue, bellezza lasciva, tutta d’Agrippina un tempo, poi