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DEGLI ANNALI 116

un soldato rozzi, ma fieri. Niuna cosa di quella congiura tanto alterò Nerone, il quale quanto al fare le sceleratezze era pronto, all’udirsele rinfecciare non usato. Commise il supplizio di Flavio a Veiano Nigro Tribuno. Costui fece far la fossa nel campo vicino. Flavio biasimandola, come piccola e stretta, disse a’ circonstanti: „Nè anche questo ha saputo fare:„ essendogli detto che porgesse il collo; animosamente, rispose: „Così ’l tagliastù!„ Tagliollo tremando a pena in due colpi: e per darsi vanto di averlo fatto patire, riferì avergli tagliato la testa con un colpo e mezzo.

LXVIII. Seguitò altro esempio coraggioso di Sulpizio Aspro Centurione. Interrogato da Nerone perchè volesse con gli altri ucciderla, ripose breve: „Per non potersi a tante tue orribilità riparar altramente.„ Allora con forte animo patì sua pena: e gli altri Centurioni non tralignarono. Fenio Rufo fece il contrario, che insino al testamento impiastrò di lamenti. Nerone aspettava che Vestino Consolo fusse nominato, tenendolo per nimico e violento; ma i congiurati nol vollero, alcuni per vecchie pinistà, gli altri tenendolo precipitoso, e da non convenire; ma l’odio di Nerone nacque dalla troppa intrinsichezza che lo fece conoscere e sprezzar la viltà del principe; ed ei temeva della ferocità dell’amico, che spesso il motteggiava con facezie amare; che quando toccan nel vivo si conficcano nella memoria. Ci s’aggiunse nuova cagione; che Vestino, benchè sapesse che Cesare era uno degli adulteri di Slatilia Messalina, la sposò.

LXIX. Non potendosi adunque, ove non era peccato nè accusa, dar figura di giudizio, giocò d’au-