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DEGLI ANNALI | 114 |
no coraggiose del pari; la tua più chiara„. Così detto, si fanno segar le vene delle braccia nel medesimo tempo; Seneca di più quelle delle gambe, e sotto le ginocchia, perchè il sangue stentava a uscire di quel corpo, per vecchiezza e poco cibo, risecco. Vinto da que’ dolori terribili; e per non farne sbigottire la moglie, nè esso, vedendo que’ di lei, inquietarsi, la persuase a irsene in altra camera: e chiamando a ogni poco, scrittore, dettò di vena eloquente concetti, che per esserne divolgate le copie, non dirò loro sustanza.
LXIV. Nerone, perchè a Paulina propria non voleva male, e per non s’accrescer odio, manda soldati a non lasciarla morire; a’ cui conforti, schiavi e liberti fasciano le braccia, fermano il sangue; nè si sa se ella se n’accorse. Imperocchè, come il popolo va sempre al peggiore, non mancò chi credesse, lei mentre disperò perdono, essersi voluta far onore di andarne col suo marito; venutale poi migliore speranza, averla vinta la dolcezza della vita, che durò pochi anni, con lodata memoria del suo marito, e col viso smorto, e le carni sbiancate, per lo molto spirito vitale uscitole. Seneca stentando a morire, prega Anneo Stazio, suo fedele amico e medico, che gli porga certa cicuta molto prima ripostasi, col qual veleno in Atene morivano i condannati; piglialo, e non fa, per esser già le membra fredde e chiusi i pori. Entrò finalmente in bagno d’acqua calda e aspersane agli schiavi d’intorno, disse: Questo liquore consagro a giove liberatore.„ Portato poi in una stufa, in quel vapore spirò; e fu arso senza alcune esequie; così aveva disposto quando era ricchissimo e potentissimo.