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DEGLI ANNALI | 112 |
la moglie Aria Galla, bella e non altro, tolta a Silio Domizio amico suo; la cui pazienza e la disonestà di lei, fruttaro a Pisone infamia.
LX. Il secondo a morire fu Plauzio Laterano eletto Consolo, sì a furia, che non ebbe agio d’abbracciare i figliuoli nè d’elegger il modo. Arraffatto, e dove si giustiziano gli schiavi, ammazzato da Stazio Tribuno, uno de’ congiurati; non lo scoperse, non fiatò. Dopo seguì la morte di Seneca, con allegrezza del principe, per finirlo col ferro perchè gli era fallito il veleno: e non perchè fusse convinto della congiura, perchè Natale solo disse appunto lo mandò a visitar Seneca ammalato, e a dolersi perchè non volle vi venisse egli; sarebbe meglio che ragionando insieme «i valessero dell’amicizia, E che Seneca rispose; gli spessi ragionamenti fra loro non far nè per l’uno nè per l’altro, ma la salute sua consistere in quella di Pisone. Nerone mandò Granio Silvano Tribuno d’una coorte di guardia a interrogar Seneca se Natale gli portò, e se ei rispose quelle parole. Egli era quel giorno, per sorte o a studio, tornato di campagna in villa sua fuor di Roma quattro miglia. In su la sera il Tribuno la circondò di soldati, e trovatolo a cena con Pompea Paulina sua moglie, e due amici, disse quanto il principe comandava.
LXI. Rispose: „Che Pisone gli mandò Natale a dolersi del non averlo lasciato visitare, ed egli si scusò che era infermo, e si volea riposarcene avere avuto cagione di stimar più la salute d’un privato che la propria. Non sapere adulare, nè ninno saperlo meglio di Nerone, che l’avea trovato più volte libero che servile„. Il Tribuno riferì, presenti Tigellino e Poppea: questi erano la consulta della crudeltà