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DEGLI ANNALI | 108 |
della Salute in Toscana, altri dicono, della Fortuna in Perento: e ’l portava, quasi consagrato a grande opera; Pisone intanto gli attendesse nel tempio di Cerere; onde Fenio e gli altri il traessero e portassero in campo, accompagnato da Antonia figliuola di Claudio Cesare, per guadagnarsi il popolo. Così dice C. Plinio, che non l’ho voluto tacere; ma a me non consuona, nè che Antonia prestasse il suo nome a cosa tanto in aria e pericolosa, nè che Pisone innamorato della moglie, si promettesse a una altra, se già l’amore del dominare non tira più che altro affetto.
LIV. Fu in tanta diversità di sangui, gradi, stati, sensi, età, ricchi, poveri, maravigliosa la segretezza insino a che ne venne indizio di casa Scevino, il quale il dì innanzi al destinato, fu con Antonio Natale molto alle strette: tornato a casa fece testamento: sfoderò il detto pugnale, mangiato dalla ruggine, e diello a Milico liberto che lo arrotasse e brunisse. Più riccamente del solito apparecchiò: a’ più cari schiavi donò libertà, e ad altri danari. Esso si vedeva accigliato e fisso in gran pensiero; benchè mostrasse con vario ragionare letizia sforzata. In ultimo, fece apprestar fasce da stagnare il sangue dal detto Milico, forse consapevole della congiura, e siilo allora fidato o, come alcuni scrivono, da quelli andamenti ne sospicò, e pensando quel servile animo, che premj, che danari e potenza gli darebbe la tradigione, lasciò da parte il debito suo, la salute del padrone, la memoria della libertà ricevuta; presone anche parere dalla moglie, donnesco e peggiore: la quale lo spaventava che molti schiavi e liberti avevan quelle